Bombe di Maradona: clamorosa la sua espulsione da USA ‘94, ma il giocatore dovette rinunciare ad un altro Mondiale

Nel 1994 l’ultimo torneo mondiale che lo vide protagonista, trascinato a bordocampo da un’infermiera per il test anti-doping. Però, già nel 1978, Menotti escluse il giocatore dal suo primo Mondiale.
L’emblematica immagine di Maradona che viene portato a bordocampo da un’infermiera per effettuare il test anti-doping, durante la partita Argentina- Nigeria del 25 giugno 1994.

Era il 1994, cioè l’anno in cui i Mondiali si sono disputati negli Stati Uniti d’America. Il brano  Gloryland ne diventerà l’inno (la versione strumentale, basata sulla tradizionale canzone spirituale “Glory, Glory (Lay My Burden Down, sarà eseguita da una formazione denominata ‘Glory’, con Charles John Skarbek come produttore, Richard Simon Blaskey come produttore esecutivo con Snake (Chris) Davis, un posto di rilievo giocando sul sassofono), mentre quel Mondiale si ricorda soprattutto per la clamorosa espulsione di Diego Armando Maradona che, durante la gara Argentina-Nigeria del 25 giugno, viene trascinato a bordocampo da un’infermiera per effettuare il test anti-doping che, successivamente, lo condannerà all’espulsione dal torneo e alla fine ingloriosa di una grande carriera.

Infatti, Maradona, con la nazionale argentina, ha partecipato a ben quattro Mondiali (1982, 1986, 1990 e 1994), vincendo da protagonista il torneo del 1986, e segnando due record: quello relativo al numero di incontri disputati , ben 91, e  per il numero delle reti realizzate, cioè 34.

Maradona prima negò l’uso di qualsiasi sostanza

Maradona, in un primo momento negò l’assunzione di qualsiasi sostanza, salvo poi ammetterne l’uso in seconda battuta (il giocatore stava appena uscendo dall’affaire che lo vide coinvolto a Napoli,  relativo all’assunzione di quelle che poi verranno ironicamente battezzate come ‘bombe di Maradona’, cioè un mix di droghe pesanti) . Di quel Mondiale, si ricordano soprattutto la forte calura e l’afa estenuante, tanto che negli spogliatoi, tra gli addetti ai lavori, serpeggiava l’dea che la salute dei giocatori fosse sacrificata in virtù della realizzazione di interessi più alti, un po’ come (si sosteneva) fosse accaduto nella F1 prima della morte del mitico Ayrton (quel mitico Senna che tutti conosciamo, e la cui morte è avvenuta pochi giorni prima del via ai Mondiali avvenuto il 17 giugno, cioè l’1 maggio 1994). 

Ma questo è quello che succede. Maradona dice addio in modo definitivo alla sua carriera, urlando verso la telecamera, e abbandonandosi poi in un pianto liberatorio. Lo stesso, quest’ultimo, che si era verificato in occasione di un altro Mondiale, quasi a prefigurare la sfortunata parabola calcistica del giocatore.

Una bellissima immagine del numero 10 di sempre, El Pibe de Or.
Cosa accadde in occasione dei Mondiali del 1978

Quasi vent’anni prima, cioè in occasione dei Mondiali in Argentina del 1978, Maradona venne escluso dalla rosa dei nomi che allora, un certo César Luis Menotti, soprannominato El Flaco, porterà sul campo. Così, Il 19 maggio 1978 il commissario tecnico della biancoceleste dirama le sue convocazioni definitive, e dopo una pre-convocazione di 25 giocatori ne vengono scartati tre. Ma è solamente una la scelta che fa discutere: Diego Armando Maradona non verrà convocato. All’epoca, il giocatore ha solamente 17 anni ma ha già alle spalle un paio di stagioni da professionista con la maglia dell’Argentinos Junios, dove ha fatto conoscere a tutto il Paese il suo straordinario talento. Menotti non darà spiegazioni sulle esclusioni, commentando alla stampa: “Ho 25 giocatori, ne devo iscrivere 22”. Per Maradona fu la prima debacle che segnò il suo percorso calcistico e si lasciò andare ad un pianto disperato come avverrà successivamente nei Mondiali USA. Vedrà la sua Argentina vincere il torneo a casa, seduto sul divano.  

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