Trieste, i segreti nascosti delle stanze nobili di Palazzo Vivante

Le sale nobili sono destinate ad eventi di carattere internazionale, mentre una buona parte della struttura dell’immobile ospita l’Opera Figli del Popolo di don Edoardo Marzari.

Correva il dicembre del 2004. In quel periodo, le sontuose stanze nobili di palazzo Vivante, a Trieste, ospitarono una grande mostra. In città e fuori se ne parlò molto. Si trattava di un periodo di estremo fervore culturale, e Trieste non si sottrasse al suo ruolo di città Mitteleuropea, in grado di proporre manifestazioni che fungevano da cesura  storica rispetto al diffondersi di idee politiche spesso diverse e contrapposte. La mostra era dedicata ad “Alcide de Gasperi – Un Europeo venuto dal futuro”, dalla storia consacrato come un uomo straordinariamente lungimirante che fu in grado, nelle vesti di Presidente del Consiglio, di promuovere attivamente i primi passi verso la costruzione di un’ Europa unita, appoggiando di fatto il Piano Schuman per la fondazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio. In quell’occasione, inaugurò la mostra, il I dicembre, l’allora presidente della Fondazione De Gasperi, il senatore Giulio Andreotti che, con fare misurato com’era nelle sue corde, ricordò come uno dei grandi crucci dello statista fosse stato il fatto di non poter vedere la tanto agognata riunificazione dl Trieste all’Italia. Infatti, De Gasperi sarebbe morto due mesi prima, ma in quell’occasione Giulio Andreotti solcò la soglia delle magnifiche sale nobili di Palazzo Vivante che, ancora oggi, conservano la magnificenza del periodo di costruzione.

Un’immagine della Blogger Aurora Sansotari in una delle sale nobili di Palazzo Vivante, Largo Papa Giovanni XXIII, Trieste.
La storia delle sale nobili risulta intricata

Era l’estate del 1945, quando l’edificio venne seriamente danneggiato da un bombardamento, conoscendo subito dopo un totale abbandono. Ma nell’inverno dello stesso anno, sul finire della Seconda guerra mondiale, don Edoardo Marzari vi sistemò in modo del tutto provvisorio e fortuito dei giovani profughi istriani. Così, nel 1949 Palazzo Vivante diventò proprietà dell’Opera Figli del Popolo per l’Assistenza Sociale alla Gioventù, e nel 1952 l’architetto F. Vicentini diresse i lavori di restauro dell’immobile. Ma la sua storia passata sembra alquanto intricata. Infatti, sin dalla sua erezione avvenuta tra il 1842 e il 1844 in base ad un progetto dell’architetto Domenico Corti, l’edificio ha visto il susseguirsi di diversi proprietari fino a passare, nel 1904, nella proprietà esclusiva di Fortunato Vivante che lo elesse a dimora di famiglia. I Vivante erano commercianti, banchieri e assicuratori. Gli stessi avevano origini ebree – francesi e furono elevati al rango di baroni dall’imperatore Francesco Giuseppe.

Dalla storia al recente passato

Nel recente passato, le sale nobili di Palazzo Vivante sono state set di una serie televisiva italiana, prodotta da Rai Fiction e ideata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi, cioè La Porta Rossa. La serie è andata in onda dal 22 febbraio 2017, in prima visione assoluta su Rai 2. In seguito, la serie è stata confermata per una seconda stagione che è andata in onda, invece, dal 13 febbraio 2019.

La fiction è stata ambientata a Trieste. Personaggio principale è il commissario Leonardo Cagliostro, impulsivo e dai metodi spesso bruschi. L’uomo si trova alle prese con il caso più complicato della sua carriera, mentre la trama s’infittisce di mistero. Infatti, l’uomo dovrà indagare sul suo stesso omicidio. Il commissario Leonardo Cagliostro viene ucciso durante un’azione di polizia, ma anziché attraversare la Porta rossa che separa la vita dalla morte, conducendo all’aldilà, sceglie di rimanere nel mondo terreno, diventando un fantasma alla scoperta di chi sia stato il suo assassino. Solo così, infatti, potrà salvare la vita di sua moglie, il magistrato Anna Mayer. Quest’ultima, infatti, è oggetto di alcune visioni sul futuro dopo la morte di Leonardo, nelle quali lei verrebbe uccisa dal suo stesso assassino durante le festività natalizie. Sembra che il regista, per motivi assai bizzarri, abbia voluto girare molte scene della serie nel piccolo sgabuzzino della sale nobili.

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