Io che mi sono innamorata del numero 7 del Club Atlético San Lorenzo de Almagro, la squadra amata dal Papa

Da adulto, i compagni di squadra lo chiamavano il lungo, per la sua notevole altezza (1,92). Ma com’era quando aveva 12 anni? I suoi capelli erano color grano.

Un’immagine di pochi giorni fa della blogger Aurora Sansotari.

La mia passione per il calcio? Ha radici lontane, da quando conobbi lui, il giocatore che a 12 anni vestì il numero 7 del Club Atlético San Lorenzo de Almagro, la squadra argentina amata da Papa Francesco. E da adulto (giusto per ripetere l’incipit del sottotitolo, e a me piace tanto la ripetizione)? Jerzy Gorgon  (questo era il suo nome), divenne una leggenda, consacrato dalla storia come uno dei difensori più forti di sempre. Oggi ricorre il suo compleanno; come oggi, il 18 luglio del 1949, nasceva lui, Jerzy Gorgon

Il nostro incontro

Lo conobbi qualche anno fa, in un luogo che preferisco tenere per me (il primo incontro non si scorda mai?). Bello, bellissimo, affascinante. Lo ricordo, era sempre uguale alle foto che successivamente le mie piccole dita, a volte animate da curiosità eccessiva, hanno trovato su Google. Fisico longilineo, non esile, imponente per altezza e i capelli  (sempre) color grano. Alloggiavamo nello stesso albergo, ci siamo parlati, ci siamo frequentati. Capivo di aver fatto un incontro non comune. Lo scoprii più tardi, quando mi disse: “Ho giocato nel San Lorenzo, la squadra argentina amata da Papa Francesco, e indossavo la maglia numero 7”. Era schivo, non parlava molto di sé, fino a quando il concierge dell’albergo non mi ha confidato: “Signorina, lei è fortuna. Ha conosciuto Jerzy Gorgon”. Allora, Internet era già esploso. Ed io, che ero avanti, feci una ricerca. Era il 1967 quando venne ingaggiato dal Gornik Zabrze, squadra con la quale vestirà, questa volta, la maglia numero 8, arrivando a vincere qualcosa come 2 Campionati polacchi e 5 Coppe di Polonia. Però, il suo successo più grande arriva tre anni dopo, quando debutta con la nazionale polacca. Così, nel 1972 conquista la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Monaco di Baviera, battendo l’Ungheria per 2-1, mentre ai Mondiali del 1974 arriva  la consacrazione definitiva della sua carriera, conquistando, dopo aver disputato un brillante torneo, il terzo posto del podio in forza alla nazionale che pochi anni prima lo aveva accolto.

Cosa mi conquistò di lui

Ricordo, ancora ricordo, che ero una 28enne in erba. Piuttosto carina, ma non come adesso. E forse, proprio l’età giocò un ruolo fondamentale in quello che è diventato l’amore platonico più bello (e duraturo) della mia vita. Dopo di lui, il nulla. Ingenuamente, ho cercato in altri ciò che non potevo trovare, cioè la galanteria, la classe, il suo non provarci perché ero più piccola di lui. Negli anni, mi è successo solo una volta di innamorarmi così. Anche lui più grande, però questa volta si tratta di un amore consumato a metà. Infatti, l’ho vissuto solo io, perché lui ha (s)venduto un sentimento, il mio, abbastanza sincero e onesto. Di lì la storia non cambia, e aspetto ancora lui, quel Jerzy, scoprendo, solo dopo, che con mia mamma condivide lo stesso giorno di nascita (anche se lei, ancora ieri, ripeteva di essere nata in realtà il 17 luglio, come se il 17 portasse fortuna).

Oggi, 18 luglio, ricorre il suo compleanno e io lo ricorderò (sempre) con la sua chioma bionda.

L’immagine di Jerzy Gorgon che appena 12enne giocava nel San Lorenzo, la squadra argentina amata da Papa Francesco.  

Di lui mi rimane una bellissima foto

Poche parole bastano per ricordarle una vita. Di lui, mi rimane una bellissima foto. La sua divisa era bianca, mentre scopro che oggi le Guardie Svizzere, i messaggeri, vestono una maglia gialloblù, intrisa addirittura di rosso. Caso vuole che sia lo stesso abbinamento cromatico del Rosario Central, cioè della rivale più temibile del Ciclón (così viene soprannominato il San Lorenzo) e i cui giocatori sono chiamati anche Los Canallas, cioè le canaglie (un appellativo, a dire il vero, poco lusinghiero). La sua storia (del Rosario Central)? Sembra che negli anni ’20 il club, amato questa volta da Che Guevara ,si rifiutò di giocare con gli odiati cugini del Newell’s Old Boys un’amichevole a scopo benefico, il cui incasso sarebbe stato devoluto ai malati di lebbra ricoverati presso l’ospedale Gabriel Carrasco di Rosario.

Papa Francesco continua a tifare San Lorenzo, anche se non vedrebbe la tv da 26 anni

Si dice che Bergoglio abbia spento il piccolo schermo nel luglio del 1990, quando promise alla Vergine del Carmen (di cui ho parlato in un articolo precedente) che non avrebbe mai più acceso l’elettrodomestico più usato di sempre, portato in Argentina da un imprenditore di origini bulgare, un certo Jaime Yankelevich. Ma continua a tifare, come me, per il Club Atlético San Lorenzo de Almagro, quel club fondato in Argentina nel 1908 con la benedizione di un prete, don Lorenzo Massa, e di cui il Papa ha persino la tessera associativa, la numero 88235N-0. Lo scopo del prete fu quello di dare la possibilità ai ragazzi di quartiere (cioè, il Boedo di Buenos Aires) di giocare in un contesto diverso, non quello della strada, e forse così è stato.   

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