Tragedia di Superga: lo strano destino di Nicolò Carosio che concluse la sua carriera in occasione di Italia-Israele Messico 1970

Un’immagine di Nicolò Carosio, storico telecronista di calcio che, per ben trentasette anni, commentò le partite della Nazione di calcio italiana.

Alcuni la chiamano tragedia.  Altri, invece, la chiamano strage. Era il 4 maggio 1949 quando, alle 17, 03 in condizioni climatiche non ottimali, il trimotore Fiat G.212 con a bordo il Grande Torino si schianta letteralmente contro il terrapieno della Basilica di Superga, nel capoluogo piemontese, avvolto quest’ultimo in una nebbia fittissima. A bordo c’erano 31 passeggeri, e nessuno di loro si è salvato dal terribile schianto. Nel disastroso incidente aereo, persero la vita i 18 mitici calciatori del Grande Torino, cioè Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fabini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Romeo Menti, Operto, Ossola, Rigamenti, Shubert e Valentino Mazzola, storico capitano dello stadio Filadelfia, lo stesso che fu duramente colpito durante il bombardamento diurno del 29 marzo 1944. Allora, l’attacco fu effettuato da aerei USAAF con una particolare tecnica, cioè la tecnica del tappeto di bombe. Furono sganciate centinaia di bombe dirompenti di medio calibro, e il bombardamento determinò il crollo del primo piano dello stadio.

Valentino Mazzola, capitano della gloriosa squadra granata fondata il 3 dicembre 1906 (una delle squadre di calcio più forti al mondo nella seconda metà degli anni 1940) e padre anche di Sandro (quel Sandro Mazzola più vicino ai nostri tempi, in forza Inter e che tutti conosciamo), vinse al timone della squadra torinese cinque scudetti consecutivi, risultando decisivo per il primo vinto dal Grande Torino nella stagione 1942-1943. Inoltre, il capitano granata vinse anche una Coppa Italia. 

Il 26 gennaio 2019 è stato ricordato il centenario della nascita di Valentino Mazzola, ritenuto da molti il miglior calciatore italiano di tutti i tempi. La sua nascita avvenne a Cassano d’Adda , appunto il 26 gennaio 1919, mentre morì tragicamente nella tragedia di Superga, insieme alla sua squadra e a quanti si trovavano sul volo che da Milano Malpensa è partito alla volta di Lisbona il 1°maggio 1949, cioè il D.g. Agnisetta, il consigliere Civalleri, il Direttore Tecnico Erno Erbstein (ebreo per parte di padre e che con l’avvento delle leggi razziali del ‘38 cambiò il suo cognome Egri, per renderlo simile all’italiano), l’allenatore Lievesley, il massaggiatore Cortina, e i tre giornalisti al seguito ovvero Casalbore, Cavallero e Tosatti. Inoltre, sul volo si trovavano l’organizzatore Bonaiuti e i 4 membri dell’equipaggio.

Sul volo doveva esserci anche Nicolò Carosio

Tutti i particolari dell’accaduto.

Anche Nicolò Carosio, mitico telecronista sportivo e che effettuò per ben trentasette anni la cronaca degli incontri della Nazionale italiana di calcio, doveva trovarsi insieme alla comitiva granata che da Milano Malpensa partì alla volta di Lisbona per disputare la trasferta contro il Benfica (conclusasi 4-3 per i padroni di casa). Ma, all’ultimo momento (pare per una cerimonia religiosa), il giornalista diede forfait. Da quella immane tragedia, si salvò anche il presidente del Torino Novo che preferì non spostarsi dall’Italia. Nel caso di Nicolò Carosio, quella fortuita combinazione ne determinò la salvezza, salvo poi concludere la sua carriera in modo inglorioso.

Infatti, durante Italia- Israele giocata nel corso dei Mondiali di Messico 1970 (che vide scendere in campo a difesa della porta azzurra Lorenzo Buffon, cugino di secondo grado del nonno del portiere nazionale più amato di sempre, cioè Gianluigi Buffon), all’allora telecronista ufficiale della Nazionale di calcio (appunto Nicolò Carosio) fu attribuita un’espressione infelice nei confronti del guardalinee etiope Seyoum Tarekegn. “Ma cosa vuole quel negraccio”, avrebbe esclamato Carosio, a seguito della decisone arbitrale di annullare ben due reti degli azzurri proprio su segnalazione del guardalinee etiope.

Nicolò Carosio smentì prontamente l’accaduto, ma la Rai dovette prendere una decisione drastica, affidando a Martellini la telecronaca e relegando Carosio a commentare altri match. Pochi giorni più tardi, sarà proprio Martellini a commentare un incontro che rimarrà nella leggenda del calcio mondiale: quell’indimenticabile Italia-Germania conclusasi con un 4-3. Nicolò Carosio morì il 27 settembre 1984, dimenticato da molti suoi colleghi.

Gli aspetti non ancora chiariti della tragedia di Superga

Ancora oggi, molti aspetti della tragedia di Superga devono essere chiariti. L’aereoporto di approdo dell’aereo doveva essere Milano Malpensa, ma si decise ugualmente di fare rotta verso l’aeroporto di Torino- Aeritalia (molti ipotizzano che la squadra fosse particolarmente stanca, per cui fu chiesto proprio dal capitano di arrivare direttamente a Torino). Però, altri  dettagli della vicenda risultano ancora da accertare per consegnarli alla storia: infatti, in quel pomeriggio il tempo su Torino era pessimo. C’erano pioggia battente, nebbia e un forte vento di libeccio, tanto da determinare una visibilità orizzontale scarsissima (40 metri). La comunicazione del maltempo arrivò ai piloti del FIAT G.212 alle ore 16, 55, ma non fu comunicata una deviazione del volo verso uno scalo più sicuro (come, di solito, si conviene in questi casi). Così, alle 17, 02, l’equipaggio chiama l’ultima volta la torre di Torino, per chiedere conferma dell’angolo di approccio alla pista. Quest’ultimo viene confermato, e solo un minuto più tardi avverrà la drammatica tragedia. 

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