Enrico Bernini Carri: “Le varianti Covid come il cane verde della mia infanzia”

Un’immagine recente del prof. Enrico Bernini Carri.
Presidente presso il Centro Europeo per la Medicina delle Emergenze e Catastrofi (CEMEC)- Consiglio d’Europa, racconta sul suo profilo FB un episodio della sua infanzia per spiegare la possibile incidenza delle varianti Covid.

“Il virsu più circola nel mondo, passando da una sede all’altra, più avrà la possibilità di incontrare lo ‘zio Tonino’ che provocherà le varianti”, Enrico Bernini Carri.

Si tratta di un uomo senz’altro geniale, e il suo nome è Enrico Bernini Carri.“Era l’estate del ’65 , e mi trovavo nella villa di famiglia a Cesena. Proprio durante quell’estate, accadde qualcosa che la caratterizzò. Il cane dei nostri contadini, Quita, fu pennellato di verde da mio zio Tonino”. Inizia così il racconto del prof. Enrico Bernini Carri, Presidente presso il Centro Europeo per la Medicina delle Emergenze e Catastrofi (CEMEC) – Consiglio d’Europa. 

Il racconto del particolare episodio

“Dovete sapere che mio zio Tonino (Antonio, il secondo figlio della famiglia dopo mio padre), era un sant’uomo, votato all’insegnamento del greco, del latino e della preghiera. Non si era mai sposato, dedicandosi molto all’assistenza dei miei nonni con cui viveva”, prosegue il racconto il Presidente Bernini Carri. “Mio zio era un uomo pio, sempre calmo, ponderato, e dalla sua bocca uscivano solo parole di comprensione e gentilezza per tutti. In questo caso, ‘compvensione’ perché aveva la R moscia”. Durante quell’estate, nella Villa si stavano svolgendo i lavori di manutenzione, e tra questi non poteva mancare la pittura degli scuri delle finestre, alternativamente verniciati di verde o di marrone. “Poiché il lavoro di verniciatura e levigatura del legno era più complesso e faticoso, si preferiva mettere ogni anno uno strato di vernice nuova sopra la vecchia, ottenendo  strati molto spessi e che a volte si gonfiavano, intrappolando grandi bolle d’aria. Allora, gli scuri venivano smontati, posti su dei cavalletti e verniciati con lo smalto, che quell’anno era il verde bottiglia”.

Il misterioso arrivo del cane verde

“I nostri contadini, in quegli anni i Leonessi (appunto, il loro cognome), avevano un cane bracco a pelo corto, da caccia e da compagnia, di nome Quita, che era un nome abbastanza strano per un cane femmina. Questo cane spesso passava intorno a casa nostra, ma era molto affettuoso e cercava di racimolare qualche boccone per la giornata. Ricordo che si muoveva da un lato all’altro, cacciato spesso dai miei zii che erano completamente assorti nell’opera di verniciatura, mal tollerando l’insistenza dell’animale”, continua il professore nel suo racconto. “Ad un tratto, però, il cane è spuntato dall’angolo della casa, balzando subito agi occhi che sul manto aveva una vistosa pennellata verde bottiglia, che andava dalla testa alla corda”. E a tutti parse da su subito chiaro che l’artefice fosse proprio lo zio Tonino, quello più paziente, che lavorava nella parte posteriore e non visibile della villa.

Cosa successe dopo

Così, lo zio, chiamato in causa, si affrettò a rispondere: “Non so cosa mi sia preso, sono pentito, pentitissimo!”.  Al cane venne applicata dell’acquaragia che malauguratamente finì nelle parti intime, portandolo ad uggiolare e a strofinare il sedere per terra nel tentativo di lenire il bruciore. “In pochi minuti, tra secchiate d’acqua e palate di sabbia, il povero cane era diventato irriconoscibile e, grazie a mio zio Tonino, un uomo estremamente mite, avevamo anche noi avuto la nostra variante di cane (verde)”.

L’analogia con il virus

“Analogamente e scherzosamente, anche il virus, più circola nel mondo, passando da una sede all’altra, più avrà la possibilità di incontrare lo ‘zio Tonino’ che provocherà le varianti (e in questo caso non verdi)”, ha spiegato Enrico Bernini Carri.

“Allora, in considerazione del fatto che purtroppo sarà difficile fermare varianti  più aggressive che potrebbero tendere a sostituire le varianti meno aggressive, dovremmo effettuare un’adeguata sorveglianza,  sia per identificare possibili focolai, sia per isolare i casi rilevati, confidando che le secchiate di acqua e di terra, cioè i vaccini in nostro possesso, possano essere parimenti efficaci su queste varianti e su quelle che seguiranno. E voi sapete che io sono fiducioso su questo”.

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