Olimpiadi di Tokyo: gli eletti dello sport italiano hanno avuto storie difficili

Hanno avuto una vita non facile ma, come direbbe qualcuno, sono stati capaci di superare la tribolazione con le loro forze.

Aurora Sansotari, blogger senza confini :-).

Mai come quest’anno, direbbe (ancora) qualcuno. Mai come quest’anno perché? Chiederebbero, invece, altri. In realtà, questa volta il messaggio è chiaro. L’Italia c’è, forse non in tutto, però c’è (e si vede) nello sport. E il cuore batte a mille quando spulcio le notizie che arrivano da Tokyo (per una che non vede la tv da 2 anni è già tanto). Ma leggo tantissimo, scoprendo che i nostri, i nostri ragazzi di questo incredibile Giappone 2020, hanno tanto in comune, condividendo storie a volte estremamente difficili e spesso di emarginazione.

Qualcuno (ancore ‘forse’ io) li chiamerebbe gli eletti. Tutti abbiamo imparato a conoscere la splendida mamma di Jacobs che, da sola, ha cresciuto un figlio nato in Texas, consegnandolo 26 anni più tardi all’ immortale iscrizione nell’Albo d’oro della disciplina regina dell’atletica leggera, cioè i 100 metri piani. Lui, quel lui cresciuto a Desenzano del Garda, nella splendida provincia di Brescia, e che ha visto, durante i primi anni della sua vita, pane e sacrifici, essendo cresciuto senza padre.

Altra tornata, ma storia/e non dissimile. Questa volta si tratta di Fausto Desalu, oro nella staffetta 4X100. Il coloro della pelle non è chiaro, però è nostro! E, via via, si scopre che anche lui è cresciuto senza padre, tirato su da una mamma (anche lei sola) di nazionalità nigeriana, e che fa la badante, mentre di notte si occupa di una persona anziana (alla faccia di chi in nome della razza e del prestigio sociale ha sempre perpetrato una forma di discriminazione, ndr dal latino discrimen).

E fa un po’ specie pensare come la ragazzetta prodigio di queste Olimpiadi (questa volta degli altri), Medaglia d’oro nei tuffi (la piccola Hongchan Quan, di 14 anni), alla sua prima  esternazione pubblica abbia affermato: “Con i soldi della medaglia curo mia madre”. Storie degli altri, certo. Ma non diverse/dissimili da quella/e di casa  nostra.

Quando si dice ‘leggere tra le righe’

Così, non stupisce che uno come Lorenzo Patta, anche lui nel battaglione azzurro della 4X100 maschile, abbia ammesso come in pochi credessero in lui e nelle sue capacità. “Mi dicevano che ero secco. Io non sono secco, sono leggero”, ha ribadito nella sua intervista a caldo dopo lo strepitoso successo di 2 giorni fa. Ma se andiamo avanti, torno a ripeterlo, la storia (e) non sarà dissimile (non saranno dissimili). In tal caso, è la volta di Filippo Tortu che, nel 2014 in occasione dei Giochi olimpici giovanili, in procinto di tagliare il traguardo, è caduto, fratturandosi entrambe le braccia. Da quell’incidente è venuto fuori il Filippo di oggi, sempre giovane ed esempio per  quella meglio gioventù che vuole davvero farcela, nonostante tutto.

Com’è importante l’esperienza della maternità

Non è importante che tutti (inclusa la piccola Quan che, per la sua storia/e, sembra proprio una dei nostri) abbiano conosciuto la gioia (e)in passato. Semmai, non l’hanno conosciuta. Ma qualcosa di incredibile è accaduto: infatti, c’è stato chi, nel corso della loro vita, non li ha persi mai di vista, avendo cura di pulire anche i tacchi delle loro scarpette. E loro sono cresciuti, cresciuti, superando numerose tribolazioni. Non ha, quindi, importanza se abbiano avuto o meno un padre (una volta, un mio amico mi disse che ci cresce senza padre, spesso, non ce la fa), però quello che conta è avere una madre. E quella, naturalmente, c’è sempre. E come direbbe un mio amico: c’è sempre, sempre.  

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